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Il
topo Firmino
(Favolina per bambini e per chi ama gli animali, tutti)
Firmino era un piccolo topo di
campagna, viveva al margine del bosco vicino alle ultime case del paese per poter
approfittare degli orti e rimpinguare così la sua dispensa. Infatti
Firmino era un topolino buongustaio, mangiava volentieri radici e bacche del
bosco, ma andava matto per le zucchine ed i pomodori, quando poi era stagione
dell’uva…… I suoi fratelli lo prendevano in giro per queste sue preferenze
alimentari: - Uno di questi giorni ti metterai nei guai! – In effetti Firmino
più di una volta era scappato a gambe levate inseguito da un contadino o da un
gatto e se l’era vista proprio brutta quella volta che aveva sentito le unghie
di un gattone sul suo codino ed era riuscito a salvarsi solo con un ultimo
disperato balzo. Per un po’ lo spavento lo aveva tenuto lontano dagli orti, ma
poi la golosità era stata più forte della prudenza. Un giorno aveva adocchiato
dei grossi grappoli di uva matura che pendevano da un ampio pergolato e ne
aveva fatto una vera scorpacciata. Ora che si era all’imbrunire pensò di farvi
ancora una capatina. Si avvicinò piano piano, non sentì alcun rumore provenire
dall’orto, né dalla casa e con molta circospezione iniziò ad arrampicarsi su
uno dei pali che reggevano il pergolato e quando fu in cima si diresse
silenzioso verso il centro dove c’erano i grappoli migliori. Quando allungò una
zampina per prendere il primo acino, quasi cadde dallo spavento. Seduto proprio
sotto di lui c’era un giovane contadino che leggeva un libro ed un enorme gatto
nero che sonnecchiava ai suoi piedi. Ecco, pensò Firmino, questa è la sorte che
spetta ai golosi, farò una fine orribile divorato da un gatto o imbalsamato sul
camino del contadino! Firmino non osava muoversi, doveva aspettare e sperare che il buio
arrivasse presto e il contadino fosse costretto ad andarsene per continuare a leggere e portasse con sé il gatto. Come se
gli avesse letto nel pensiero il contadino posò il libro, guardò il gatto e gli
disse: - Mirtillo, si sta facendo tardi, è ora di rientrare.-
Il gatto aprì svogliatamente un occhio, raddrizzò le orecchie, balzò il piedi e
guardò in su. Firmino si sentì gelare il sangue, lo aveva visto! Il contadino
alzò lo sguardo e si accorse del topo. – Mirti hai visto un topolino? Mamma mia
è proprio piccolo, anche un po’ spelacchiato, fa tenerezza, non trovi? Lascialo
stare, così piccolo cosa vuoi che mangi, 3 o 4 acini e avrà la pancia piena!- E così dicendo si alzò e si diresse verso casa
seguito dal grosso gatto nero che ogni tanto si voltava per vedere che cosa
stesse facendo il topo. Firmino era immobile, talmente spaventato che non riusciva
neppure a pensare, ma lentamente il sangue tornò a scorrere e gli venne quasi
da ridere ripensando alle parole del contadino: - 3 o 4 acini…… - Si vede che non lo conosceva, era piccolo, ma
in quanto ad appetito dava dei punti a tutti, e poi gli aveva dato dello
spelacchiato, beh forse aveva ragione, era un topolino simpatico ma proprio bello
non lo si poteva definire. Decise però di non divorarsi tutto il grappolo, solo
qualche acino qua e là, neppure si vedeva, questo era il suo modo di
ringraziare il contadino. Da quel giorno Firmino andò spesso in quel podere,
vedeva il contadino lavorare la terra e il micione che sonnecchiava in una
fascia o si leccava il pelo nero lucidissimo.
Si teneva sempre a debita distanza, ma sapeva che sia l’uomo che il
gatto lo vedevano. Al tramonto il contadino si sedeva spesso sotto il
pergolato, a volte leggeva, a volte beveva una bibita fresca sempre con
Mirtillo vicino e Firmino allora si arrampicava sul pergolato e stava lì a
guardare quei due. Il contadino alzava gli occhi, lo salutava – Ciao topolino,
niente uva oggi? Mirtillo hai visto che abbiamo compagnia?-
Il gatto sbadigliava aprendo quella bocca enorme, faceva uno strano verso che
non era né miagolio né fusa e si
riaccomodava vicino al suo padrone. Quando rincasavano, Firmino li seguiva per
un po’, ma non entrava in casa, sapeva che Mirtillo non avrebbe mai approvato,
glielo aveva fatto chiaramente intendere con un’occhiataccia una sera che
Firmino si era avvicinato un po’ troppo. Quella strana amicizia andò avanti
tutto l’autunno. Ora era arrivato l’inverno, non vi era più uva e che anche la
verdura scarseggiava, non vi era niente nell’orto da mangiucchiare, ma Firmino
andava ugualmente, gli piaceva la compagnia di quei due. Il contadino lasciava
sempre davanti a casa briciole di pane per gli
uccellini e da quando lo aveva visto mangiare anche lui quegli avanzi di pane,
aveva preso l’abitudine di lasciare un pezzetto di patata, una foglia di cavolo
e a volte anche una crosta di formaggio. Quello fu l’inverno più freddo e lungo
che si ricordasse, nel bosco il terreno era gelato, bacche e funghi finiti da
tempo, le scorte nascoste nelle tane ormai scarseggiavano, trovare qualcosa da
mangiare era importantissimo. Firmino era diventato magrissimo, ma si riempiva
le guanciotte di quel che gli regalava il contadino e
portava ai suoi fratelli quei piccoli bocconcini, loro non avrebbero mai osato
avvicinarsi alle case e non sarebbero sopravissuti a
quel gelido inverno. Ma finalmente la primavera ritornò e tutto il bosco si
riempì di cinguettii, gli animaletti si rincorrevano festosi e la terra riprese
a donare i suoi frutti. Firmino ricominciò le sue scorribande negli orti, ma
con meno spavalderia. L’orto che preferiva era sempre quello di Mirtillo, ma
qui non prendeva granché, anzi aspettava che il contadino scartasse qualche
zucchina ammaccata o qualche carota già mangiata dagli insetti. La sera andava
sempre sul pergolato, la vite aveva solo piccoli gettiti ed i grappoli così
piccoli che ancora non si vedevano, ma era piacevole godersi il tepore
dell’ultimo sole e guardare il contadino che riposava dopo una giornata di
lavoro ed il vecchio gatto che faceva le fusa sulle sue ginocchia. Una sera
però trovò solo il contadino che leggeva e quando rientrò in casa chiamò più
volte Mirtillo, ma del gatto non vi era traccia. Firmino tornò nella sua tana nel
bosco e non ci pensò più fino al mattino quando sentì il contadino al margine
del bosco che chiamava il gatto. Dunque quella notte
non era tornato a casa, che si fosse perso? Impossibile, pensò, i gatti non si
perdono, hanno vista acutissima, olfatto e udito finissimi, doveva essere
accaduto qualcosa. Firmino vide il merlo Giacinto e gli chiese se avesse visto
un gatto nero nel bosco. Ma quello gli rispose che nel bosco di nero c’era solo
lui e poi da quando i topi cercano i gatti? Firmino in effetti aveva sempre
visto Mirtillo nell’orto o nei pressi della casa, mai si era allontanato e
quindi era lì che si doveva cercare. Ma sicuramente il contadino lo aveva già
cercato in casa e allora rimaneva solo l’orto, che non era poi così grande e
non aveva tanti posti dove nascondersi. Firmino decise di iniziare dalla fascia
più alta e di percorrerla tutta camminando sul muretto a secco che la sosteneva
ed osservando con attenzione il terreno, Mirtillo avrebbe dovuto lasciare
qualche traccia, un’impronta sulla terra molle o un ciuffo di quel suo pelo
nero. Niente, Firmino era già alla terza fascia e non aveva ancora trovato
nulla. Ma ad un tratto, quando fu vicino alla vasca che conteneva l’acqua
dell’irrigazione, gli parve di sentire un miagolio. Si fece più attento ed
infatti sentì più che altro un fruscio provenire da un anfratto dietro la vasca,
ma era così flebile che solo le sue grandi orecchie potevano udirlo. Andò per
sentire meglio e vide che alcune grosse pietre del muro erano crollate forse a
causa dell’acqua che era traboccata, ostruendo il piccolo passaggio dietro la
vasca. Firmino si infilò tra le pietre e vide Mirtillo, bagnato fradicio
intrappolato tra le pietre con una zampina ferita ed un grosso bernoccolo in
testa. – Oh santo cielo! Il muro ti è crollato addosso
e non riesci più ad uscire. Io sono troppo piccolo per liberarti, come posso
fare? Non posso lasciarti qui. Vado a cercare aiuto. -
Ma a chi chiedere aiuto? Solo un uomo poteva togliere le pietre e liberare
Mirtillo. Firmino capì che doveva cercare il contadino e farsi capire da lui,
come non lo sapeva, ma gli sarebbe venuta qualche idea. Il contadino, dopo aver
cercato inutilmente il gatto, era nel terrazzamento più basso e stava legando a
delle canne le nuove piante di fagiolini. Firmino corse lì accanto e quando il
contadino lo vide gli disse: - Devi aver pazienza, prima di mangiare fagiolini
dovrai aspettare almeno un paio di mesi- Ma che mangiare fagiolini! Pensò
Firmino, è di Mirtillo che voglio parlarti. Iniziò allora a prendere la raffia
con cui il contadino legava le piantine e a tirarla, ma il contadino pensò che
ne volesse un po’ per la sua tana e tagliò il pezzo che Firmino aveva in bocca
col risultato di farlo ruzzolare all’indietro. Niente, quel sistema non
funzionava, allora Firmino passò ad un attacco diretto. Si avvicinò ai piedi
del contadino fin quasi a toccarli, aveva una fifa blu, non si era mai
avvicinato così tanto ad un uomo, e poi si allontanò veloce di qualche metro
sempre guardandolo. Fece questi movimenti tre volte ed il contadino lo guardò
stupito intuendo che il topo faceva quei movimenti volutamente, forse voleva comunicargli
qualcosa. – Che cosa vuoi? Devo venire con te?- Ah!
Finalmente aveva capito! Firmino corse avanti, si fermò ed aspettò il
contadino, quando questi lo raggiunse corse di nuovo avanti e così tante volte
finché non giunsero vicino alla vasca. Qui il contadino sentì i miagolii
soffocati di Mirtillo e si precipitò nell’anfratto ed iniziò a togliere le
grosse pietre ed estrasse Mirtillo in pochi minuti. Il gatto era veramente male
in arnese, non solo la zampina era ferita, anche la coda era tutta spellata,
aveva del sangue ormai raggrumato sulla testa e bagnato com’era tremava dal
freddo. Il contadino lo prese teneramente in braccio e corse verso la casa,
Firmino cercò di stargli dietro, ma le sue zampine erano troppo corte e arrivò
proprio mentre la porta sbatteva chiudendosi. Il topolino rimase lì fuori tutta
la mattina, ma nessuno uscì. Se ne tornò nel bosco senza neppure cercare di
rosicchiare qualcosa, sperava solo di non aver trovato Mirtillo troppo tardi.
Il giorno dopo appena sveglio andò nell’orto, ma non vedendo il contadino pensò
al peggio, si avvicinò alla casa e rimase a bocca aperta. Vicino alla porta vi
era una cesta con dentro Mirtillo adagiato su una coperta, era malandato,
ancora col pelo arruffato, ma vivo e sembrava che quasi gli sorridesse! Firmino
era così contento di vedere l’amico gatto che non si accorse subito del
formaggio. Era il pezzo più grande che avesse mai visto, talmente grande che
poteva scavarci un buco dentro ed usarlo come casa. – E’ per me?-
Chiese al gatto, ma fu il contadino a rispondergli: - Il formaggio è tutto tuo,
te lo sei meritato!- Mirtillo guarì velocemente e diventò la favola di tutto il
paese, non si era mai visto un gatto
salvato da un topo! Ma questa non è solo una favola a lieto fine, è la conferma
che i nemici sono spesso coloro che non si conoscono, ed i nemici questa volta erano
solo un grosso gatto nero e un topolino spelacchiato!
Luisa Franza
25/10/2015